Il Maestro Venerabile: storia, simbolismo e funzioni

di Valter Jonathan Bencini

La figura del Maestro Venerabile è sicuramente pervasa da sempre di molti aspetti del simbolismo: geometrico, astrologico, astronomico, geografico. In particolare in rituali e catechismi viene ribadita la sua valenza astronomica di essere assimilato al sole e geografica con posizionamento ad Oriente, che esprime la nascita dell’astro e la capacità del prescelto di dirigere i lavori ed illuminare con la sua saggezza la Loggia. L’equiparazione tra il Maestro di Loggia e l’astro nascente, è anche una sostanziale connessione al Gadu che è idealmente posizionato sopra il suo scanno ed è caratterizzato dal Tetragramma JHWH. Si ha subito una percezione di oneri e onori che corrispondono a questa posizione. In realtà non sempre è stato così. Questa posizione a Oriente è stata introdotta dagli Speculativi ed è poi rimasta anche dopo l’unificazione degli Antients con i Moderns del 1813. Prima con gli Operativi il posto del Maestro Venerabile era a Occidente. Una delle critiche di violazione rituale fatta dagli Operativi agli Speculativi fu proprio di aver cambiato la posizione del Maestro di Loggia (a quei tempi non esisteva il termine Venerabile e ancora oggi nella Massoneria Inglese si indica colui che guida la Loggia con questo termine) che si trovava a Occidente dove oggi è il posto del 1° sorvegliante. Forse, la primitiva disposizione operativa, ricordava con umiltà, che il Maestro Venerabile non era egli stesso Luce Divina, ma in qualche modo, la riceveva da Oriente e con il suo servizio e il suo esempio, la rifletteva e la distribuiva alla Loggia da Occidente. Gli Operativi avevano chiara la prerogativa per certi versi magica del ruolo. Parlavano di una generica Faculty of Abrac, posseduta dal maestro di Loggia. Parola di cui mai c’è giunto il reale significato, ma che si può interpretare per assonanza con la parola “magica” abracadabra e con le radici Ebraiche Ha Barak e Arabe El Bark, che vogliono dire entrambe folgore, fulmine. Stante la curiosa particolarità che molti popoli primitivi compiono le loro iniziazioni durante i temporali, rimanendo al significato letterale, possiamo equiparare il fulmine alla simbologia del maglietto. Thor con il suo martello è forse la divinità che più ci ricorda questa caratteristica. Anche Zeus si serviva dei fulmini e così i Tibetani con il Vajra uno strumento puntuto a doppia direzione. Se cerchiamo di mettere insieme tutti questi dati, giacché la tradizione è unica, possiamo dire, senza andare molto lontano che il Maestro Venerabile ha il potere di stabilire un principio e una fine, aprire i lavori e terminarli, dare la vita come nell’Iniziazione e toglierla, come avviene ad esempio nella leggenda di Hiram. Questo potere di vita e di morte, oltre a toccare la sfera magica, rimanda a una sorta di potere che il Maestro acquisisce sedendo sullo scanno di re Salomone. Il trono è, infatti, posto, al termine di sette scalini, più in alto di tutti i fratelli e le sorelle; simbolicamente la voce è come il “prana” che deve spandersi e diffondersi nella Loggia, senza urtare e ferire il corpo di nessuno. Il prana rimanda al concetto yogico di energia, una forza vitale presente in noi e nel mondo, connaturata al respiro. Un’energia potentissima tanto che B.K.S. Iyengar ebbe a dire: “È difficile spiegare il prana come è difficile spiegare Dio”. In antico le Logge non avevano il terzo grado. Erano composte di Apprendisti e Compagni. Il muratore, generalmente il più anziano, più esperto nel tracciare i disegni dell’arte, nell’organizzare il lavoro, nel tenere l’armonia tra gli operai e tenere i rapporti con i committenti era semplicemente il “Maestro”, in seguito definito “Maestro di Loggia”. Ancora, come anticipato, non si parlava di Maestro Venerabile. All’inizio presso i Moderns la cerimonia d’insediamento era qualcosa di molto semplice, limitandosi probabilmente alla lettura e all’accettazione di un Antico Dovere. Con l’attecchimento del grado Hiramico però il numero dei maestri nelle logge iniziò ad aumentare e tra essi s’iniziò a scegliere il Maestro di Loggia. Nel 1750 si ha la descrizione della prima cerimonia presso gli Antients di “Installazione”, che richiedeva la presenza dei soli ex Venerabili della Loggia. E’ in pratica la creazione del rango di Maestro Venerabile, quasi un grado. Tuttora praticata nelle Logge Anglosassoni e nelle Logge Emulation, presenti in altri paesi, questa cerimonia che si svolge alla presenza di Maestri Venerabili a loro volta Installati, conferisce al nuovo Maestro Eletto un segno e una parola, che gli danno il titolo di Maestro Installato e la facoltà di iniziare profani. E’ singolare che anche un autore francese come il Naudon ci confermi evidenze relative all’anno 1750. Riferisce infatti che l’utilizzazione del termine Venerabile Maestro, citata in documento del 2 agosto 1750, non fosse stata usata prima di questa data. In ogni caso a parte questa patente dimostrazione del 1750, è probabile, dall’evidenza di altri documenti, che già nel 1726 fossero impartiti obblighi e segreti ai Maestri Venerabili e che l’ex Venerabile fosse considerato rango importante già dal 1739. E’curioso che sono descritte successivamente, sempre in Inghilterra, installazioni non seguite da Venerabilato. Il rango era preso per accedere all’Arco Reale, a quei tempi aperto soltanto ai Maestri Installati e non a tutti i Maestri come adesso. Bisogna fare una distinzione tra il termine Installare e Investire. Installare significa mettere una persona su uno stallo, una cattedra, un seggio che denota dignità. Come termine alternativo i primi massoni speculativi parlavano d’insediamento (stante anche la cerimonia chiamata “passing the chair”). Oggi parliamo genericamente d’Installazione per tutte le cariche di Loggia e per com’è adesso concepita la cerimonia nelle Comunioni più note e più antiche sul territorio Italiano può essere anche veritiero come termine anche se Investitura parrebbe più appropriato; in realtà l’unico Maestro che può definirsi letteralmente “Installato” sarebbe il Venerabile dell’Emulation quando è posto in cattedra dall’exMaestro Venerabile, in Camera di Venerabili Installati, gli altri compresi i Sorveglianti sono rivestiti con le insegne della loro dignità e questo corrisponde all’atto di trasmettere una proprietà, cioè investire. Dare un maglietto, una spada, un’asta o un collare in ogni caso, non è una semplice consegna di un abito o di un simbolo, ma il conferimento da parte del Maestro Venerabile un potere e una autorità particolare. Cito il verbale del 1839 dell’United Lodge of Harmony and Friendship che recita testualmente “Il venerabile ha espresso a questo punto il desiderio che tutti i fratelli al di sotto del grado di ex Maestro Venerabile si allontanassero dalla loggia, a questo punto venne aperta la Loggia nel quarto grado” prova evidente che per considerarla un quarto grado veniva conferito un segno e una parola con la presenza dei soli ex Venerabili della Loggia. Con lievi e piccole eccezioni [anticipi (1811) e ritardi (1815)] la Gran Loggia di Riconciliazione Inglese si può dire che adottò integralmente questa Cerimonia. La Scozia oppose resistenza e solo nel 1870 coinvolse tutte le Logge in questo tipo di rituale. In Francia e da noi non arrivò nei termini che ho descritto di costituire una Camera di ex venerabili o in ogni caso di Venerabili Installati, se si escludono le logge emulation, ma in pratica si è incentrata sul giuramento del Maestro Venerabile di fronte a tutta la Loggia. E’ probabilmente questo uno dei Capitoli della Massoneria Perduta, che si costituisce di omissioni, modifiche e cambiamenti che non alterano però la continuità tradizionale di ogni singola Comunione. Le Comunioni che si basano da sempre sul giuramento non è che abbiano meno continuità Tradizionale; esse sono semplicemente nella Tradizione seguendo una norma diversa rispetto alla Cerimonia d’Installazione con comunicazione del segno e della parola e con “letterale inserimento in cattedra” da parte dell’ex Maestro Venerabile. Il titolo di Maestro di Loggia venne presto sostituito da Venerabile o da Giusto Venerabile, quest’ultimo oggi riservato in Inghilterra solo al Deputato e all’Assistente Gran Maestro. La consuetudine del titolo di Venerabile è di derivazione medievale, indicando un titolo di cortesia e d’onore. Letteralmente Venerabile è aggettivo, dal latino venerabilis, degno di venerazione. Nel 1655-56 si trova traccia dell’estensione del titolo da un iniziato a un intero gruppo di persone del mestiere con l’espressione “Venerabile Compagnia dei Muratori”. Il titolo di Giusto si perse nel 1813, anche se non mancò’ qualche eccezione, tanto da prolungarlo nella Kendal Lodge fino al 1819. Si trova testimonianza nel 1661 in una Corporazione di mestiere di appellare i fratelli come “Giusti, Venerabili e Cari Amici” oppure nella fine del 700 il Gran Maestro Paul Revere in una Loggia di Washington così si espresse “Giusto e Venerabile Maestro, Venerabili Sorveglianti e Rispettati fratelli” che ricorda vagamente il modo, da utilizzarsi esclusivamente da Oriente, di esprimersi nei confronti dei presenti. In Francia si afferma definitivamente nel 1773; secondo lo storico Macy, il termine sarebbe stato introdotto in Francia, sotto la Grande Maestranza del Duca di Clermont. Gli statuti dell’Ordine Reale della Libera Muratoria di quell’anno stabilivano che: «Il Grande Oriente di Francia non riconoscerà, ormai per Venerabile di Loggia, che il Maestro elevato a questa dignità, per la libera scelta dei membri della Loggia”. La durata di un mandato di un Venerabile varia secondo le Comunioni; ideale ci pare un biennio con eventuale rieleggibilità per il biennio successivo. Nelle Logge Anglosassoni dura un anno e può essere rinnovata di un anno, anche se antiche testimonianze ci dicono che a inizio del 700 i Venerabili duravano sei mesi. Alcuni storici francesi, come Hubert e Setier, ci segnalano che “Nei primi tempi dell’introduzione della Massoneria in Europa, la carica di Venerabile di Loggia era a vita, e il potere se ne conferiva soltanto agli insigniti del 20° grado del RSAA”. La consuetudine che il Maestro Venerabile debba essere stato almeno Sorvegliante è molto antica, anche se tutte le Comunioni non l’hanno fatta propria ed è forse un peccato perché rappresenta una “regola” della Massoneria Operativa, in cui i Sorveglianti erano i fratelli immediatamente più esperti dopo il MV e maggiormente indicati perciò a rivestire la carica. Ai membri che rifiutavano la carica, le Logge infliggevano multe salatissime e il Maestro Venerabile eletto non era esente. L’assenza dai lavori di un Maestro Venerabile può essere compensata dall’ex Maestro Venerabile e a seguire dal 1° s 2° S poi il 1° esperto. Non potranno essere però indette riunioni straordinarie in ogni caso e non si potrà procedere con Iniziazioni se non si è stati Maestri Venerabili. La squadra che sta al collo del Maestro Venerabile corrisponde alla sintesi tra la livella e la perpendicolare. Le aste dovrebbero essere ineguali a testimonianza del segreto della massoneria operativa che concerne la formazione del triangolo rettangolo con i lati che corrispondono a una proporzione di 3,4,5. Importante già nei pitagorici questa proporzione, trova significati interessanti anche nella tradizione cinese, dove il tre è la Provvidenza, il quattro la Volontà umana e il cinque il Destino. I due bracci diseguali, come detto, si posizionano con il braccio più lungo, il verticale, sul lato dx (lato attivo – MASCHILE) mentre il braccio più corto, orizzontale, è situato sul lato sin (lato passivo, ricettivo – FEMMINILE). La squadra, scrive il Ragon significa che “la volontà del Capo della Loggia non può avere che un senso, quello degli Statuti dell’Ordine, e che non deve agire che in una sola maniera, quella del bene”. Riunire gli opposti come orizzontale e verticale, maschile e femminile, attivo e passivo simboleggia per il Wirth “equità”, che in francese è quasi un termine onomatopeico, infatti, squadra, si pronuncia Equerre ed equità si pronuncia Equitè. La simbologia degli opposti è ben chiara oltre che nella squadra nella TAU (simbolo fatto a T rovesciata) tanto che, in alcune Comunioni, è d’uso portare cucito questo “emblema” sul grembiule da Maestro Venerabile. Il Maestro Venerabile portando il collare con la squadra ci testimonia la sua conoscenza completa della livella (orizzontale) e della perpendicolare (verticale) dei sorveglianti; in antico però il Venerabile era identificato anche con il Compasso. L’immagine del Compasso ricorre nell’Antico Testamento in Proverbi come la capacità di “tracciare un cerchio sull’abisso” e che ricorda a sua volta il dipinto l’”Antico dei Giorni” di William Blake del 1790 e in Isaia dove, con il cavo della mano, si misurano le acque del mare e i cieli. I Massoni sanno che il compasso rappresenta l’infallibile e imparziale giustizia divina, il massone sa che deve “tenersi entro i limiti del compasso” (espressione già riscontrabile tra gli operativi nel 1619). Nel XVIII Secolo esisteva questo catechismo:

D. Hai visto il tuo Venerabile Oggi?
R. Si
D. Come era vestito?
R. Con una giacca gialla e un paio di calzoni blu

E questi erano i colori con cui si presentava in Loggia il Maestro Venerabile. Il giallo rappresentava le due braccia di ottone del compasso mentre il blu rappresentava le punte d’acciaio. Di questa tradizione ci riferisce anche George Oliver nei suoi Landmarks. In Francia c’è un catechismo analogo riferito al Gran Maestro che non si lega al vestiario ma al compasso che egli appendeva al suo cordone. Nello stesso periodo era presente un altro catechismo, relativo al cappello:

D. Dov’è che il Venerabile appende il suo cappello?
R. All’attaccapanni della natura

L’art.quaranta degli Statuti della Gran Loggia d’Italia ci dice che il Venerabile deve dirigere “i lavori a capo scoperto”. Questa precisazione ci fa pensare che in tempi più antichi, fosse diffuso l’uso di un cappello o quantomeno di un copricapo. In Inghilterra in molte Logge il Venerabile portava il Cappello, per Jones un indice indiretto della presenza ebraica nell’antica massoneria testimoniata anche dalle parole di passo. Infatti, in Sinagoga, il Tempio Ebraico, la testa resta coperta a testimonianza che sopra l’essere umano c’è il Divino e la chippa’ serve proprio a ricordarcelo con la sua interposizione. Poiché scoprirsi la testa è in ogni caso segno di riverenza e rispetto, ovviamente, se in un gruppo un individuo rimane a testa coperta e gli altri l’hanno scoperta, indica l’autorità e la superiorità del primo. Hanno fatto eccezione delle Logge tedesche in cui tutti i fratelli portavano alti cappelli di seta, che toglievano quando era invocato il nome del GADU. A Bristol nella Moira Lodge n°326 nella cerimonia di Installazione nella seconda parte della Cerimonia il Cappello passava al Venerabile eletto e questo testimoniava che era divenuto lui il Signore della Loggia. La Loggia San Giorgio n° 112 nel 1830 ordina tre cappelli (tricorni) perché estende l’uso dal Maestro Venerabile ai Sorveglianti. In USA è ancora consuetudine che il Maestro Venerabile porti il cappello; anche in alcune logge francesi. C’e una Loggia in Inghilterra Der Pilger 238 (Loggia del Pellegrino) che fin dalla sua fondazione 1779 segue un rituale tedesco in Lingua tedesca; qui tutti i fratelli portano il cappello e se lo tolgono alle preghiere e alla menzione del GADU. Per il Wirth il Cappello rappresenterebbe la corona (Kether) la prima Sefira’ dei Kabbalisti. Per Allaix i peli grassi e corti (pube, ciglia, barba, baffi) sono emittenti mentre i peli fini e lunghi come i capelli sono riceventi. Portando il Cappello il Maestro Venerabile dimostra che non ha più niente da ricevere, avendo completato la sua Iniziazione. La funzione del Venerabile nel presiedere la Loggia richiede doti di grande equilibrio: egli deve sforzarsi di mantenere uno spirito di tolleranza e armonia, senza per questo fornire prova di lassismo. Deve mostrare rispetto per le opinioni di tutti, in taluni casi anche non condividendo, salvo che tali idee non siano contro i principi dell’Ordine. In questo caso è suo dovere intervenire con fermezza. Soprattutto deve porsi come modello di comportamento. Troppo spesso ci si scorda che il Maestro Venerabile regna nella Loggia. La massoneria non è democratica. Regnare in ogni caso non è dispotismo, non è dittatura ma autorevolezza. Egli sta a Oriente in piena luce, sotto il Delta luminoso, tra la luna e il sole. Le funzioni cui è chiamato sono quelle di Re Salomone, quindi da lui ci si attende equità e giustizia. Con il maglietto mostra l’attributo del suo potere temporale, con la spada fiammeggiante l’attributo della propria autorità spirituale. La funzione del Maestro Venerabile è una funzione immobile. Irene Mainguy non concorda per questo motivo con quelle Comunioni che fanno accendere e spegnere invece che al Maestro di Cerimonie o al 1° esperto le tre luci al Maestro Venerabile e ai Sorveglianti, perché sostiene che i loro posti andrebbero coperti e invece il loro rituale presenta questa lacuna. Come le altre funzioni esercitate in Loggia, il Venerabilato è un servizio. Certo ha anche un potere ma come dice nuovamente la Mainguy “non basta disporre di un potere: bisogna saperlo esercitare perché in questo risiede il vero talento. Egli deve vedere tutto, sapere tutto, controllare tutto, anche se per delega…. Il Venerabile non può agitarsi nella manifestazione, poiché deve esserne il centro, il punto fisso intorno al quale dove tutto si concentra e si coordina. Ecco perché è l’unico Massone che in Loggia non si alza in piedi all’ordine per parlare. Non si tratta di un privilegio sugli altri, ma del segno in base al quale si presume egli sia continuamente all’ordine nella sua interiorità”. Il Venerabile crea, riceve e costituisce. Invoca il Principio spirituale dell’Ordine, come una richiesta di forza da distribuire con il maglietto e la spada fiammeggiante al recipiendario. La spada fiammeggiante massonica è una rappresentazione della spada dei Cherubini, i guardiani angelici. La forma sinuosa ricorda il movimento ondulatorio e vibratorio della fiamma. La spada, simbolo assiale volto verso il punto più alto, consente nell’Iniziazione di far captare al meglio tutto quello che arriva dal maglietto del Maestro Venerabile, che direziona l’energia dando regola e ritmo con tre colpi sonori. La spada crea e purifica. E’un’esperienza magica dove la spada riveste tutto il suo ruolo di trasmissione, piuttosto che di offesa, e che talvolta emoziona e commuove l’iniziando fino alle lacrime. Il Maestro Venerabile, personificando la Saggezza di Minerva, è il conciliatore di alcuni opposti: diritti e doveri, libertà e obbedienza, regola e fantasia, dolcezza e fermezza, concretezza e speculazione. C’è molta Tradizione in questo ruolo e non è sempre facile essere primus inter pares. Le azioni del Maestro Venerabile, come citato dal Ragon, sono volte sempre al bene ma, non è detto che si riesca a valutare sul momento se decidiamo o agiamo bene o male, perché non sempre c’è molto tempo di riflettere per agire ed alcune volte siamo chiamati a prendere decisioni con molta prontezza e solo il tempo dirà della bontà del nostro lavoro. L’orgoglio di appartenenza alla Loggia si accresce passando dallo stato di Maestro a quello di Maestro Venerabile: una sorta di forza e consapevolezza che ci rende pronti a battersi per ognuno dei propri fratelli e sorelle. I nostri Statuti ci richiamano al comportamento saggio di un buon padre di famiglia ed in fondo è giusto perché la Loggia è una famiglia. Una cosa è certa: essere Maestro Venerabile, per chi se la sente ed è chiamato a questo scanno dai fratelli e dalle sorelle, è una grandissima esperienza umana che arricchisce il cuore. Un fratello saggio disse:”ho visto un fratello salire i gradini e sedere sul trono di Salomone da M.V., quando è sceso ho visto un Uomo”. Questo di essere uomo con la U maiuscola, pienamente essere umano, andando oltre gli steccati profani di fede politica e religiosa, è il miglior augurio che si possa fare a chi si accinge a sedersi su quel particolare trono iniziatico che è l’antico scanno del Maestro di Loggia e, simbolicamente Il Trono di Re Salomone..

BIBLIOGRAFIA:

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  • BOUCHER J – LA SIMBOLOGIA MASSONICA
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  • JONES B.E. – GUIDA E COMPENDIO PER LIBERI MURATORI
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  • RAGON JM – CORSO FILOSOFICO ED INTERPRETATIVO DELLE INIZIAZIONI ANTICHE E MODERNE
  • WIRTH O. – IL MAESTRO
  • WIRTH O. – L’APPRENDISTA