Dei nostri compiti e delle nostre risorse. Solstizio d’estate 2020

di Leo Toscanelli

Dilette Sorelle, carissimi Fratelli, è tempo solstiziale. Tempo a noi caro, da noi celebrato con peculiare solennità. La simbologia cristiana del solstizio, da noi elaborata, ci è nota. Il Battista annuncia che un altro verrà, di lui più grande e al quale egli non sarà degno di allacciare i calzari. Ma, chi può venire di più grande di colui che si celebra quando più lungo è il corso del sole e piena di messi è la terra? La risposta o si apre alla fede nel Dio fattosi carne o impone un’interpretazione simbolica che presto si esaurisce. La simbologia pagana ci è anch’essa nota, almeno in parte. Una dea si è vista rapire la figlia dal dio degli Inferi; sdegnata sparge il silenzio e l’aridità su tutta la terra; finalmente, riavuta Demetra la figlia Kore, la terra rifiorisce e di messi torna a biondeggiare. Qui, più che mai, viene da chiedersi a che cosa ci serva rievocare questa vicenda mitica. Nella Nostra Tradizione, anche recente, un’altra versione del solstizio si attarda in divagazioni astronomiche, banali dal punto di vista scientifico, inerti per chi abbia a cuore un arricchimento della propria vita. Una variante è rappresentata dall’astronomia iniziatica, sempre alla spasmodica ricerca di un qualsiasi pertugio in un celebre monumento, in qualche parte del mondo, o in un’antichissima costruzione dove un raggio di sole, in un preciso momento del solstizio, filtrava illuminando un luogo preciso, una statua, un simulacro… E allora? Diremo bravi a quegli architetti, ma da che cosa dovremmo essere impressionati e soprattutto che mai può dirci un tale fatto? Che si venerava il sole, che era un giorno sacro, che quel simulacro aveva un particolare significato? Sì, e allora? Possiamo noi oggi venerare il sole, abbiamo simulacri che veneriamo in modo particolare? Anche se fosse, lo sarebbe certamente in un modo che non riceve nessun particolare vantaggio dal venire a conoscenza di quelle antiche credenze. Sono conoscenze storiche, fanno parte di culture remote, al più inducono suggestioni, ma la Massoneria non è suggestione, non è conoscenza storica (anche se di essa si serve), non è erudizione. Abbiamo il coraggio di dirci che un’umanità che costruisce stazioni spaziali tra la Terra e la luna e che progetta viaggi su Marte, che ha conoscenze tecnico-scientifiche tali da poter mettere a rischio intere aree del pianeta, per la pressione che è in grado di esercitarvi, non può rimanere sbalordita da raggi di luce che filtrano per un pertugio in un preciso giorno, ad una precisa ora… etc. Può riflettere sull’insensatezza delle proprie azioni, certo, può sorprendersi di aver sottovalutato le conoscenze e l’abilità di concretarle sulle pietre di civiltà del passato (quando si accorge di averlo fatto), sicuramente, ma poi non può che alzare le spalle. E, se siamo sinceri, le facciamo anche noi da anni quando ci raccontiamo tali ‘favole’ solstiziali senza trarne una versione che possa davvero nutrire la nostra formazione e aiutarci a fronteggiare i problemi del presente, a capire quel che succede intorno a noi, ad agire in modo che la Squadra sia rispettata. Dilette Sorelle e cari Fratelli, diciamo con chiarezza che la Massoneria quando ha inciso sul proprio tempo lo ha potuto fare perché era culturalmente (e anche politicamente) all’altezza del proprio tempo. Qui il discorso si fa tremendamente serio. Ci si deve chiedere che cosa oggi possiamo fare, che cosa è richiesto ad una Istituzione come la Nostra per essere all’altezza del proprio tempo. C’è, però, un’altra domanda che non possiamo evitare perché coinvolge direttamente il Nostro modo di essere l’Istituzione che siamo: come dobbiamo reagire alla forzata, da necessità epidemiologiche, chiusura dei Nostri templi, a questa tanto diversa celebrazione della Nostra prima ricorrenza solstiziale di un anno che ci ha visto privati dei Nostri incontri e delle Nostre tornate. Affrontare tali questioni mi sembra un modo serio di celebrare il Solstizio d’estate 2020 o, almeno, è il solo modo in cui riesca a parlarVi del solstizio d’estate in questo tempo e proverò dunque a farlo.
Il testamento di Giovanni
Cominciamo con la seconda questione: la nostra forzata assenza dai templi. È stato di conforto per me ricevere tante Vostre riflessioni sul tempo che ci è toccato di vivere e sul modo in cui abbiamo dovuto viverlo. È stata una dimostrazione che abbiamo risorse in serbo, una vitalità e una volontà che chiedono spazi e modi alternativi di esprimersi quando non possono farlo per le consuete vie rituali e con i segni e i modi nostra vita comune. Negli scritti che ho ricevuto c’era un’esemplare sintesi delle nostre utili diversità, delle nostre fattive, perché messe a frutto, esperienze di vita, della nostra plurima anima di cui andiamo a giusto titolo fieri. Più volte ce lo siamo ripetuto: la Nostra Obbedienza vuol essere un dialogo non un monologo. Fin dalle origini la Massoneria ha mostrato alle più elevate menti dell’Europa del Settecento come un uomo che ne comprenda le finalità profonde sia invitato ogni volta a superare la ‘lettera’ e a capire (far proprio) lo spirito del lavoro migliore che nelle epoche storiche l’umanità ha compiuto. Noi siamo i filologi delle conquiste più alte e utili alla vita di tutti, del pensiero e dell’opera dell’umanità. La nostra più nobile azione è sempre stata quella di non lasciare appassire le idee e di non far dimenticare le azioni di quanti hanno speso la loro vita per ideali e compiti che si risolvessero anche nel beneficio dei più. La nostra tradizione è consonante con tutte le tradizioni che si sono proposte di mitigare il richiamo egoistico che ogni vivente sente a farsi riferimento di tutti i vantaggi possibili a scapito degli altri. Noi abbiamo educato la figura del giardiniere, che si prende cura di ciò che lo circonda, specialmente di coloro che sono in difficoltà, non abbiamo mai incoraggiato quella del predone che si accaparra in tutti i modi che può l’accaparrabile. Dei predoni Noi siamo sempre stati fieri avversari e la storia dice che i predoni hanno avuto buon fiuto (dal loro punto di vista) a combattere e mettere al bando la Massoneria. È chiaro il nostro dovere – che è stato recepito anche nella Carta Costituzionale italiana – di rimuovere gli ostacoli, ad una dignitosa promozione umana, nella vita degli svantaggiati e di adoprarci costantemente per la più grande armonia sociale conseguibile in una data società in un dato tempo. Dopo aver ricordato questo tratto distintivo della Massoneria, riprendiamo il filo della nostra riflessione. È quest’opera di dar valore e trarre valore dalle differenti esperienze di vita che è una delle finalità delle nostre riunioni nel tempio. Affinare le specificità di ognuno nello studio e nella meditazione e collegare negli intenti le diversità perché siano fattivamente operose nei vari aspetti della vita pubblica, è quanto ci proponiamo quando ci riuniamo. Questo obiettivo non deve venir meno nel tempo della nostra forzata assenza dai templi. Ognuno di noi trovi, perciò, in sé la forza costante di non arretrare rispetto ai propri raggiungimenti e di saper prevedere e provvedere al proprio futuro, mantenendo almeno quel grado di sviluppo intellettuale e morale che l’ordinario lavoro degli anni passati ci ha concesso di raggiungere. Il solstizio d’estate è un apice di luminosità e di crescita e il significato più attinente alla nostra vita presente che noi possiamo attribuire ad esso, di là da notizie storiche e di usi e costumi per noi lontani e non più proponibili, è appunto quello di raccogliere i frutti della nostra costante formazione iniziatica senza arretramenti. Come sopra vi dicevo, molti di noi hanno reagito alla chiusura degli spazi dei nostri incontri impegnandosi a chiarire a sé stessi la possibilità di poter lavorare nel silenzio e nell’isolamento. Silenzio e isolamento, due modi di stare e di essere non estranei alla nostra storia e alle vicende della nostra Istituzione che spesso ha dovuto pagare lo scotto all’ignoranza e al pregiudizio. L’assenza dal tempio potrà essere in tal modo fronteggiata e se non dimenticheremo di stare vicini alle Sorelle e ai Fratelli duramente colpiti dall’epidemia, o da altro che li ha messi in difficoltà, celebreremo col ‘rito’ più conveniente le “tornate silenziose” di cui ho parlato in una precedente allocuzione. Non credo che ci sia qualcuno di Noi che non abbia presente almeno un caso che richiede un tale fraterno comportamento. Facciamo sentire le Sorelle e i Fratelli colpiti partecipi a pieno titolo della fraternità e di quel salto qualitativo nelle relazioni umane che il fratello Gotthold Ephraim Lessing bene illustrò nel “Testamento di Giovanni”. Rifacendosi alla tradizione che riportava aver Giovanni evangelista lasciato come testamento questa sola raccomandazione: “Figlioli, amatevi!”, Lessing oppose il vangelo di Giovanni, che può dividere se non lo si condivide o se ne abbiamo un altro, al suo testamento che non può che unire, e pose quel testamento sopra al vangelo, sopra ad ogni vangelo. Questa è sempre stata la forza della Massoneria, nel suo significato più iniziatico, non indurre gli uomini e le donne che vi appartengono a dividersi in nome di convinzioni che possono sempre essere discusse, mediate e mutate nel tempo. In forza di questo solo precetto i nostri tempi potranno attendere il nostro ritorno e vederci nuovamente solerti e vigili nel lavoro comune.
La Massoneria nell’ora presente
Eccoci ora a prendere in considerazione la non facile questione dell’apporto che la massoneria può dare al nostro tempo, oltre al contributo in elargizioni a scopo di beneficienza o grazie al personale medico-sanitario, professante la fedeltà massonica, che ha partecipato attivamente al contrasto alla pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Poiché, sia gli stili di vita, sia le relazioni planetarie, sia le forme di produzione e la loro pressione sugli equilibri ambientali, sembrano direttamente (e non solo indirettamente) coinvolti nell’esplosione e nella diffusione della pandemia (come in molti aspetti del degrado ambientale), il discorso che l’affronta non dovrebbe ridursi al semplice superamento di essa (aspettando la prossima), ma dovrebbe imporre una riflessione più radicale. Filosofi, scienziati, uomini di cultura, professionisti e artigiani, che s’ispirano alla massoneria e ai suoi ideali, non possono certo ignorare che il rassicurante ritornello di tornare alle nostre attività “come prima” non può che avere un valore consolatorio e di sprone, perché è proprio il “come prima” che è all’origine di quanto sta succedendo. Nel Settecento la massoneria fu in grado di influire sul modo di vedere i rapporti tra confessioni religiose diverse, di leggere e intendere i libri sacri come anch’essi storici (soprattutto con Lessing), sulle concezioni del potere, sul faticoso passaggio dallo stato di suddito a quello di cittadino, ampliò la concezione della libertà, ebbe voce sull’elaborazione della conquista progressiva dell’uguaglianza tra gli uomini… In una parola, fu davvero influente e lo fu perché ebbe rappresentanti all’altezza dei tempi, capaci di capirli. Così nell’Ottocento annoverò tra le proprie file esponenti di quella nuova religione del secolo che fu il “patriottismo” che seppero coniugare l’universalismo massonico con le nuove esigenze dei popoli, nate dalle loro specifiche storie. Nel Novecento, secolo dei totalitarismi, la massoneria non è stata all’altezza della propria storia in campo politico, anche se nella scienza e nella cultura ha avuto novatori e valorosi esponenti. Oggi, concludendosi in modo drammatico il primo ventennio del Duemila, non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche, e più drammaticamente, dalla prospettiva politica e delle emergenze planetarie, dobbiamo ritrovare inventiva progettuale e compiere uno sforzo di eccezionale intensità per coniugare tradizione e nuove culture che cambiano rapidamente ogni approccio ai problemi da affrontare, quando non ne generano di inediti. È questo il tempo per l’uso esperto del compasso che deve permettere di non rimanere sotto gli orizzonti che gli eventi modulano continuamente. Dilette Sorelle e cari Fratelli, ogni tempo, ogni periodo storico richiedono di essere fronteggiati in modo specifico, non facendosi travolgere dalle novità e dagli eventi inattesi e non rimanendo ostinatamente attaccati al proprio scoglio rassicurante. La squadra ci dia la fermezza necessaria, il compasso ci conceda quella elasticità della mente che i migliori tra Noi hanno mostrato in tempi più difficili di quanto già non sia ogni giorno della vita umana.