Fascismo e Massoneria: un inevitabile sopruso

di Antonio Binni

La Storia, con i suoi venti vorticosi, non è mai opera dell’uomo. Il motore della Storia sono le idee, che gli uomini abbracciano e che portano avanti con fatica e spesso, per non dire quasi sempre, con copioso sangue e amare lacrime. In questo scritto ci limiteremo pertanto unicamente al confronto sul piano ideale dei principi sui quali si fondano i due fenomeni oggetto di indagine, senza invece scendere alla disamina delle vicende, che li hanno coinvolti, dandole per note. Non crediamo, infatti, che l’ostilità del Fascismo nei confronti della Massoneria possa essere valutata come una delle tante battaglie contro i “nemici interni” che il Fascismo dovette affrontare nella sua scalata al potere. A nostro sommesso, ma ponderato avviso, se la Massoneria fu decapitata, ciò in realtà è avvenuto unicamente perché Fascismo e Massoneria, sul piano dei principi, sono fra loro assolutamente incompatibili, avendo diverse e opposte visioni della società e dell’uomo che le abita. Dal primo angolo prospettico (diversa visione della società) sembra a noi che la violenza fascista sia stata del tutto necessitata, posto che, altrimenti, non sarebbe stato possibile al Fascismo realizzare quel quid novi di così vasta portata da non ammettere margini di sopravvivenza a nessun’altra visione politica. Donde il principio cardine: “Tutto nello Stato. Nulla al di fuori dello Stato”. Il Fascismo, nel suo fondamento, è concezione di una èlite che si prefiggeva il compito di plasmare la massa amorfa del popolo, allineato, volente o nolente, ad un programma di vita calato dall’alto, dove, per definizione, non esiste alcuno slancio né autonomia creatrice. Perché tutto è già stato studiato, pensato e prestabilito per creare e determinare un modello di pensiero e di vita unico e esclusivo. Quanto dire l’antitesi più totale e assoluta alla visione massonica di una società di liberi e uguali, allacciati fra loro dal vincolo della più sentita e profonda fratellanza, società, per antonomasia, aperta al contributo intellettuale e politico di tutti, contraddistinta, segnatamente, da quel fenomeno associativo che è massima espressione e realizzazione dell’essere umano: fenomeno dove abita per definizione il pluralismo, argine all’accentramento statale, migliore antidoto possibile al totalitarismo. Diversità, dunque, abissali, inevitabilmente destinate al conflitto senza quartiere e, perciò, alla cancellazione della parte meno numerosa. Il Fascismo, sempre sul piano ideale, si presenta come privo di una qualsiasi spiritualità, avendo privilegiato l’azione come atto puro. Donde l’assenza di una qualsiasi cura alla formazione interiore. La Massoneria, all’opposto, per sua natura, ha invece radice spirituale profonda volta com’è al trascendente con riferimento puntuale a correnti dottrinali preesistenti che l’hanno costituita ”scuola” e cattedra di valori spirituali. Ineluttabile, pertanto, che la Massoneria, anche dal profilo qui in esame, si presentasse istituzionalmente come un fermo antagonista del Fascismo. Donde, per il Fascismo, la inevitabile, necessitata persecuzione violenta, anche in concreto, di un pensiero intellettuale e spirituale ostativo alla realizzazione di un programma totalizzante. Il Fascismo, per come propostosi, è fenomeno privo di una qualsiasi radice culturale propria incentrato, com’era, sulla violenza distruttiva di tutto ciò che divergeva da un futuro prefigurato come massa informe di popolo silente e obbediente. La Massoneria, all’opposto, da sempre, ha una propria tradizione di pensiero che affonda le proprie radici nell’illuminismo, nell’enciclopedismo e, più in generale, in tutto quel retroterra culturale che è l’immediato antecedente della rivoluzione francese: pensiero di sostanziale libertà. Fatale pertanto che la Massoneria, con i suoi valori, con i suoi simboli e con i suoi rituali, divenisse, del Fascismo, una intollerabile antagonista. Dal secondo profilo considerato (l’idea dell’uomo), il contrasto ideologico, se possibile, è ancora più marcato perché la differenza fra l’uomo fascista e l’uomo massone è di assoluta inconciliabilità. L’uomo “nuovo” fascista è suddito ubbidiente, privo di qualsiasi individualità intesa come valore. La sua dignità, lungi dall’essere qualità innata destinata a durare per sempre, assume invece importanza e valore solo dopo di essere stata assorbita nel numero, che è l’unica forza riconosciuta, perché solo il numero rileva e non già invece le singole individualità che lo compongono. L’uomo “nuovo” massone è per contro una delicata opera alchemica posto che prevede una lenta ma progressiva trasformazione dell’individualità profana in “altro da sé”, in “altro migliore di sé”, completa emancipazione che, per definizione, è l’opposto dell’annichilimento dell’individuo, perché l’uomo “nuovo” massone è pronto a impegnarsi nella società con un proprio diretto contributo frutto dell’insegnamento ricevuto in loggia e nella pratica degli Alti Gradi. Il conflitto fra queste due visioni dell’uomo era poi fatalmente, quanto inevitabilmente, tanto più aspro, quando si consideri che tanto la Massoneria, quanto il Fascismo, avevano di mira, come campo di affermazione, i “ceti medi”. Il che rende poi manifesta la ragione per la quale il Fascismo, proibendo la Massoneria, ha, di necessità, dovuto colpire la burocrazia e i militari quali magna pars degli iscritti alla Massoneria. La instaurazione dello Stato fascista doveva, infatti, obbligatoriamente passare attraverso l’assimilazione dell’apparato burocratico e militare, tradizionalmente, invece, legati alla concezione di uno Stato essenzialmente liberale. Ma le pagine scorrono. È giunto pertanto il momento di congedarsi. Massoneria e Fascismo, come si è dimostrato, sul piano dei principi, erano espressioni di due opposte concezioni della società e dell’uomo. L’eliminazione della Massoneria fu, dunque, una conseguenza ineluttabile di quella che, non a sproposito, fu definita “guerra di religione” perché la Massoneria fu non solo messa al bando, ma pure perseguitata con le stesse identiche modalità di una guerra fra religioni, sia pure civili e laiche. A voler considerare il problema dal punto di vista altrui, la cancellazione della Massoneria fu dunque il prezzo che il Fascismo, più di ogni altro avversario, fu costretto a pagare per affermare il trionfo della propria “rivoluzione”. Rimane, da ultimo, a chiedersi perché, al tema affrontato, sia stata da noi dedicata ancora tanta attenzione, visto che, in realtà, si tratta di avvenimenti lontani nel tempo. Ma, per dirla con Orazio (Satire, I, 1, 69-70), questa storia “ci” riguarda (De te fabula narratur). Il passato, sia pure strisciante, sembra infatti riproporsi! Da qui l’interesse allo studio dell’argomento visto che, oggi come allora, vi è ancora chi inneggia a quel tipo di sovranità popolare che, come già a suo tempo il Fascismo, rifiuta le istituzioni rappresentative in nome di una democrazia delle masse, nella quale il popolo governerebbe in modo indipendente e autonomo. Non vorremmo pertanto che, ai giorni nostri, si incorresse nello stesso identico errore che, a suo tempo, commise la Massoneria che, com’è noto, ebbe tardiva consapevolezza della tragedia prima pensata, e poi attuata, a suo danno dal Fascismo mussoliniano. Questo nonostante non facciano per certo difetto campanelli d’allarme, quali alcuni progetti di legge ancora pendenti in Parlamento, finalizzati a svuotare di contenuto il diritto di associazione pur sancito dall’art 18 della lex legum, naturalmente, in aperto e plateale danno della Massoneria di casa nostra con motivazioni – si noti – del tutto identiche a quelle invocate dal Fascismo per farla uscire di scena con carattere prioritario rispetto ai partiti politici e poi ai sindacati. Sotto mentite spoglie un certo qual fascismo è ritornato fra noi! Non facciamoci pertanto ingannare, anche se, oggi, indossa spoglie più innocenti delle lugubri camicie nere di un tempo! Gli abiti civili e l’assenza dei tradizionali stivali lucidi non fanno infatti venire meno la sostanza! Su noi grava, dunque, l’impegno a respingere e a smascherare questo serpeggiante tentativo puntando l’indice su ognuna delle sue forme nuove. E ciò ogni giorno, in ogni parte del mondo.

Hoc opus. Hic labor est.

Non dimentichiamolo! È infatti un compito che non si esaurisce nel tempo perché la libertà non è mai una conquista definitiva!