I nostri “Cugini” Fendeurs et Fendeuses

Una lunga premessa
Fin dai giorni della sua prima infanzia, la Massoneria si interroga sulle sue origini e sul suo scopo. Ciò che in un’altra associazione avrebbe evidentemente effetti dirompenti, per i Massoni è diventato un motivo di dibattito acceso e fraterno, essenziale per il loro stesso modo di essere. Neppure i racconti delle origini che troviamo nei “documenti fondanti” sono esenti dal vaglio della critica storica: ne sono il miglior esempio le Costituzioni di Anderson, il discorso di Ramsay, le Grandi Costituzioni fredericiane…
Come la storiografia “profana”, anche quella massonica è spesso influenzata dalle contingenze, da esigenze politiche, da ragioni di prestigio. Accade così che tesi plausibilissime, ma che valgono quanto altre di segno diverso (o meno), siano “sponsorizzate” da certe Obbedienze, mentre informazioni, documenti, riflessioni che completerebbero il quadro illuminando una prospettiva diversa vengono volutamente trascurati o minimizzati nella loro importanza.
In ogni modo, l’impostazione prevalente sembra ancora quella della ricostruzione di uno sviluppo “lineare” della Massoneria, dell’individuazione di una catena di vicende e situazioni i cui anelli, saldamente uniti fra loro, conducono da un passato più o meno remoto ad oggi.
Meno successo sembra avere un approccio alternativo, il quale parte dalla considerazione che, per lo meno fino a tempi relativamente recenti, la cultura dell’Occidente è stata caratterizzata da temi, idee, spiritualità, modalità di trasmissione della conoscenza che, trasportati fuori contesto nel nostro mondo contemporaneo, ci apparrebbero di tipo latamente “iniziatico”: fino circa al ‘700, in certi luoghi di più e in altri meno, comune è il sentimento della vita umana come cammino verso uno stato superiore; ovunque si ritrovano l’allegoria e il simbolismo, dal più insigne monumento alla più remota pieve di montagna; universale il rapporto Maestro – Apprendista, anche al di fuori dell’ambiente operaio; unitario il quadro dei riferimenti culturali, se pur nella necessaria gradazione delle “competenze” e nella rigida distinzione dei ruoli. Ciò che oggi è l’eccezione, fino a ieri l’altro era regola.
In questo “tessuto” della cultura occidentale, dagli inizi del ‘600, per la spinta delle circostanze o per esigenze di vario natura, si vengono focalizzando delle Fratellanze di nuovo tipo: membri onorari di Fratellanze di mestiere ne “esportano” le forme in associazioni nelle quali il “mestiere” non c’è più, e quelle forme che precedentemente trovavano – e davano – senso all’opera, diventano metafora in un’opera solo in parte diversa. Insomma: se per un muratore gotico la costruzione della cattedrale era “anche” la costruzione di sé, per il massone speculativo … beh, ciò che il primo faceva con le mani e con la testa, il secondo lo fa soprattutto con la testa.
La realizzazione di questo processo avviene in momenti di particolare crisi, di passaggio epocale nei quali è facile riconoscere il frantumarsi di quella cultura organica che, per comodità, potremmo chiamare “tradizionale”.
Nelle Fratellanze si registra un fenomeno curioso e apparentemente contraddittorio: da una parte le “forme” tradizionali vi sono esaltate, e diventano oggetto di studio e di insegnamento sempre più specifico – forse perché “fuori” sono meno capite – ; dall’altra le Fratellanze stesse sono in sintonia, o all’avanguardia, rispetto al processo di cambiamento culturale e sociale. Una focalizzazione, appunto.
Supponiamo che la Massoneria si sia evoluta da una (o più) di queste Fratellanze. – Il cammino prosegue, il punto di partenza è perso di vista – Il suo nucleo simbolico, che col tempo si è cristallizzato, stabilizzato, ed è rivendicato come patrimonio esclusivo, in un certo momento doveva essere, per così dire, a disposizione, di libero accesso.
Possiamo ipotizzare un periodo di tempo – abbastanza lungo, dalla metà del ‘600 ai primi decenni dell’ ‘800 – durante il quale la Fratellanza che “diventa” la Massoneria attinge da questo patrimonio comune per sperimentare “vie” simboliche e organizzative complementari, o alternative.
Nel prosieguo di questo articolo parlerò di una di queste “vie”, e dei suoi rapporti con la Massoneria. Rapporti, in effetti, talmente stretti e intrecciati che all’insieme di Fratellanze che ad essa fanno riferimento si dà il nome di MASSONERIA DEL LEGNO. Mi riferirò soprattutto a una di queste Fratellanze, per motivi che saranno chiari in seguito: il Rito Forestale del Cavaliere di Beauchesne.

L’Ordine dei Fendeurs e delle Fendeuses
Il Cavaliere di Bauchaîne, o di Beauchesne (altre tre o quattro varianti ortografiche sono possibili) fu un personaggio straordinario. Ecco come è descritto nel “Dictionnaire de la Franc-maçonnerie” di Daniel Ligou: “Charles François Radet de B. è il promotore dell’Ordine androgino dei Fendeurs e delle Fendeuses. Reputato esssere un trafficante di gradi, tanto durante la guerra dei Sette Anni che in un cabaret della Via Saint-Victor. Venerabile della “Constance”, loggia scozzese e inglese costituita in un primo tempo “al seguito del Re” in Germania, poi, dopo il 1763, a Parigi. Creatore del Capitolo dei “Cavalieri Protettori dell’Innocenza” che praticava gradi Rosa-Croce e Templari. Le “creazioni” di Beauchesne restarono fuori dal Grande Oriente e dal 1774 scomparvero.” Un giudizio severo, suffragato da episodi tragicomici. La Loggia “al seguito del Re” era un carrozzone, una specie di Tempio mobile, che seguiva l’armata. Il Nostro teneva Loggia durante le soste, e procedeva a iniziazioni in tutti i gradi, naturalmente dietro compenso. Una volta in Alsazia successe che un paio di commercianti del luogo si fecero iniziare Rosa-Croce, forse nella speranza di imparare a far l’oro o di qualche altro segreto alchemico, ma insoddisfatti di quanto avevano ricevuto andarono a reclamare indietro il loro denaro dal Maresciallo Comandante. Ne nacque un discreto parapiglia…
E tuttavia, quello di Ligou è un giudizio parziale, e trascura il fatto che la “Constance” di Beauchesne, Maestro a vita come tanti Venerabili parigini, era frequentata dalla più alta nobiltà francese, a partire da quel Duca di Luxembourg il cui ruolo nella Massoneria “ufficiale” è ben conosciuto.
Beauchesne fondò la Fenderie nel 1747. Egli non ne fu l’inventore, ma il tramite nella Parigi del tempo: era stato iniziato (o il “dovere” gli era stato comunicato) da un funzionario del Re, il Magistrato delle Acque e Foreste della contea di Eu. Le forme della Fenderie sgorgano da sorgenti “operative” purissime: le tradizioni delle foreste situate fra Caen e Rouen, nella zona di Eu. Vi si trovava una vetreria famosa, la vetreria Courval, che dava lavoro a numerosi forestali per procurarsi il combustibile e la felce, indispensabile per la fabbricazione del vetro.
Fratellanze di lavoratori del Legno e della Foresta sono attestate, anche iconograficamente, almeno dal XIII secolo. Fra l’altro, le tecniche di costruzione, che di sovente prevedevano la preparazione delle pietre in cava e dei materiali da carpenteria in bosco al fine di risparmiare sui costi di trasporto, favorivano lo stringersi di rapporti “familiari” fra tagliapietre, carpentieri, e boscaioli – taglialegna, fabbricanti di tavolame, carbonai…-
Si riunivano così la città e la campagna – anzi: la foresta – , in un ambiente, quello forestale appunto, ove le garanzie e i vincoli delle Corporazioni urbane avevano poco o nessun effetto, ove la rusticità della vita favoriva la formazione di rapporti personali forti.
Le cerimonie di ammissione alle Fratellanze forestali erano semplici, ma non più semplici delle cerimonie massoniche dei primi del ‘700; il simbolismo ci può sembrare alquanto scarno, ma la sua profondità emerge quando si analizzano i “catechismi”, le istruzioni per domanda e risposta che ci sono pervenuti. La produzione di catechismi scritti è a volte un segnale di debolezza, un indizio che le forme di istruzione tradizionale “da bocca a orecchio” e per esempio diretto vanno perdendo efficacia. Altre volte è un segnale che la fase dell’ “accettazione”, della presenza di membrio onorari in associazioni di gente del mestiere ha ormai lasciato il passo alla “rappresentazione” della società di mestiere.
I Fendeurs (taglialegna) delle Ardenne, i Carbonari del Giura e dei Vosgi esercitavano per consuetudine l’ospitalità verso i Compagnoni – specialmente Carpentieri e degli altri mestieri delle costruzioni – che si trovavano a passare presso di loro, e spesso più tardi questa ospitalità si estese ai Massoni: una consuetudine che ha la sua eco nella Carboneria politica italiana, ove i Massoni venivano incorporati nelle Vendite senza iniziazione.
La Fenderie del Cavaliere di Beauchesne era un Ordine androgino, e uomini e donne vi erano ricevuti con le stesse cerimonie. Va ricordato che in altri Ordini androgini, e nella Massoneria d’Adozione, il ricevimento rituale con cerimonie particolari era riservato alla componente femminile, perché i Fratelli erano già iniziati per conto loro…
Da questo punto di vista la Fenderie rappresenta una notevole eccezione – e un punto di partenza – .
In un quaderno della Fenderie coevo della Fenderie di Beauchesne (1747) – ma che non sembra attribuibile a quella, e intitolato “Rituel du Grade de Fendeur ou de Bucheron”, leggiamo:
“Ogni taglialegna boscaiolo, donna o uomo, porterà addosso il gioiello: un piccolo cuneo d’argento attaccato alla bottoniera con un nastrino verde.
Tutti avranno l’obbligo, alzandosi al mattino, di pronunciare Jesus Nazarenus Rex Judeorum, facendosi tre segni di croce in fronte.
Gli statuti saranno applicati dal Cugino-Maestro; toccherà a lui imporre le ammende; non si deve iniziare nessuno a questo ordine che non sia massone o massona, e non si può esigere da lui altro che il rimborso delle spese che si faranno per la ricezione.
Questo grado è stato fatto in memoria di Adoniram, che Salomone nominò suo intendente per il taglio dei boschi, taglio che fece fare mandando ogni tre mesi diecimila uomini nelle foreste del Monte Libano, ove Hiram re di Tiro aveva permesso a Salomone, secondo la convenzione fatta fra loro, di prendere tutto il legname necessario per la costruzione del tempio.”
Quanti motivi di interesse in quattro righe! Le cose più notevoli sono almeno tre:
Il dovere della preghiera cristiana non stupisce chi conosca le costituzioni e i regolamenti di Logge e Obbedienze francesi precedenti al 1773; incuriosisce invece la formula…
La leggenda di Hiram appare ormai ben consolidata nel Rituale, e il suo sviluppo sta diventando l’oggetto di gradi addizionali che formeranno gradualmente i sistemi Scozzesi; tuttavia il riferimento alla leggenda hiramitica è solo d’ambientazione, e quanto enunciato nelle istruzioni non trova poi riscontro nella cerimonia.
Le Sorelle e Buone Cugine provengono da una Massoneria femminile di adozione, o qualche Loggia ammette le donne alla ritualità “maschile”? Non lo sappiamo, ma in questo Grado uomini e donne lavorano insieme e sono iniziati secondo le medesime forme, su un piano quindi di rituale parità.
Si ritiene che quello costituito dal Cavaliere di Beauchesne fosse un Ordine di società, forse addirittura un ordine di libertinaggio, anche se – per esempio – in un senso ben diverso dall’Hell Fire Club del duca di Wharton, ex Gran Maestro della Gran Loggia di Londra. Il suo rituale infatti non ha nulla neppure del libertinaggio esplicito di altri Ordini francesi, come quello dei Felicitari. Le agapi a base di zuppa di cavolo, mangiata in scodelle di terraglia con cucchiaioni di legno, sembrano tutto meno che stuzzicanti…
E poi, come abbiamo visto, troviamo un Rito di Fenderie pressoché identico a quello di Beauchaine conferito come Alto Grado. In questa forma la sua vita non fu effimera: oltre venti anni dopo, era ancora praticato alla stessa maniera nella Loggia di San Giovanni del Perfetto Disinteresse, all’Oriente di Mirecourt, una cittadina dei Vosgi. Nei Documenti di Mirecourt il “Fendeur” rappresenta il quarto grado, ma viene definito un “dovere”, piuttosto che un “grado”: in altri termini si riconosce che si tratta di “qualcosa d’altro”, parente stretto della Massoneria ma non proprio tale.
E del resto le forme dell’iniziazione sono assimilabili a quelle di una ricezione in grado di Apprendista.
La mia opinione è che, quando la Massoneria arrivò in Francia dall’Inghilterra, si trovò in un contesto ove l’associazionismo operaio in Fratellanze iniziatiche era particolarmente forte, e una qualche forma di accettazione doveva essere diffusa (le barriere poste dai Compagnonnages ai non-operativi non dovevano essere ancora insuperabili). L’ingresso di “accettati” dei “doveri” in Massoneria può aver generato degli interscambi interessanti e contribuito a certi sviluppi delle ritualità, da una parte e dall’altra. Alcune tematiche che lo sviluppo – e la cristallizzazione – della ritualità massonica ha lasciato da parte, hanno continuato ad essere coltivate a lungo da chi, Massone, non voleva rinunciare alla loro bellezza.

RITUALE DELLA SOCIETÀ DEI TAGLIALEGNA DEL CAVALIERE DI BEAUCHAINE (1747 CIRCA)
Da: – La Chaîne d’Union n.2 1936-37 – Estratti
Traduzione di A..L..C. 2001

Il Cantiere: – Il Padre Maestro è seduto in alto nel cantiere su un grosso ceppo di quercia, e si appoggia col gomito sinistro sulla tavola, il cappello ribattuto e incoronato di foglie di quercia; porta al collo un cordone di seta verde dal quale pende un cuneo di bosso e una pipa a cannello corto; è vestito di un abito di tela. Sulla tavola, si pongono una brocca di vino, del pane secco, e poi pacchettini con cinque soldi dentro, e tazze di terraglia, tanti quanti sono gli assistenti. Questi sono abbigliati tutti come il Padre Maestro, con l’eccezione della corona di foglie di quercia, ognuno con un’ascia in spalla, seduti su una fascina con davanti un ceppo di quercia. Il Cugin del Sorbo e il Cugin del Carpine sono seduti ai due lati della tavola; il Cugino della Quercia e il Cugin dell’Olmo sono in fondo al cantiere, con un’ascia sulla spalla; il Cugin del Sorbo e il Cugin del Carpine stanno di fianco al pane e al vino dell’ospitalità; il Cugin dell’Acero e il Cugin del Frassine sono di fianco al seggio d’onore, che è un ceppo di quercia sul quale è posta una corona sampre di quercia; il Cugin del Faggio sta all’entrata del cantiere, fucile in spalla.

Ricevimento
Un Cugino, vestito normalmente, va a cercare l’aspirante nella capanna dove è stato rinchiuso. Condotto all’ingresso dove si trova di guardia il Cugin del Faggio, l’aspirante si vede minacciato col fucile da quest’ultimo, che gli domanda:

D.- Altolà! Che domandate?
R.- Voglio esser ricevuto Compagno Taglialegna.
D.- Seguitemi!
Il Cugin del Faggio batte allora la diana con due pezzi di legno e grida tre volte:
– All’avvantaggio! Il Cugin dell’Olmo di seguito saluta il Padre Maestro con la sua ascia e annuncia:
– Padre Maestro, c’è qualcuno dei vostri compagni che si è smarrito nel bosco; desiderate che gli vada a portar soccorso?
R.- Cugin dell’Olmo, è il vostro dovere, andate presto e fate ciò che vorreste fosse fatto a voi. Il Cugin dell’Olmo saluto il Padre Maestro con un colpo d’ascia va a vedere cosa succede nel bosco. Il Cugin del Faggio lo scorge e gli dice:
– Buona vita, Cugin dell’Olmo.
– Buona vita! deve rispondere quest’ultimo, che aggiunge:
D.- Chi è quest’uomo?
R.- E’ un acciarino che domanda di essere ricevuto buon Compagno Taglialegna.
Il Cugin dell’Olmo: – Vado a domandare se si può fare.
Ritorna al cantiere, saluta il Padre Maestro che gli dice:
D.- Buona vita, Cugin dell’Olmo, da dove venite?
R.- Dalla Foresta del Re.
D.- Cosa ci avete trovato?
R.- Un acciarino che domanda di essere ricevuto Buon Compagno e Cugino Taglialegna.
D.- E’ la sua volontà?
R.- Sì, Padre Maestro.
Il Padre Maestro: – Ammettetelo nel Cantiere. Cugini, lavorate!
Tutti i Taglialegna colpiscono con l’ascia il ceppo di quercia che hanno davanti. L’aspirante è introdotto dal Cugin dell’Olmo, che è interrogato dal Padre Maestro come in precedenza. Il Padre Maestro si rivolge dopo all’aspirante:
D.- Parlate, dunque, bravo giovane: cosa vi porta qui?
R.- E’ il desiderio d’essere ricevuto Buon Cugino e Buon Compagno Taglialegna.
Il Padre Maestro dice allora: – Gridate la vendita! (come dire: Bandite l’asta! n.d.t.)
Il Cugin dell’Olmo prendendo il recipiendario per la mano gli fa fare tre volte il giro del cantiere gridando tre volte: – All’avvantaggio! E salutando con l’ascia ogni volta tutti i taglialegna, che gli rendono il saluto.
Il Padre Maestro: – Bravo giovane, volete proprio essere ricevuto Buon Compagne e Buon Cugino Taglialegna?
R. – Sì, Padre Maestro
D.- Non sarà per curiosità, o per andare a raccontare ad altri i nostri doveri? Badate a quello che state per fare!
R.- No, Padre Maestro.
Il Padre Maestro: – Se voi foste tanto azzardato da tradirci, saranno le nostre asce, le nostre seghe, i cunei, le scuri a vendicarci.
Il Padre Maestro si alza allora con precipitazione, dirige la sua ascia verso la fronte del recipiendario; i Buoni Cugini imitano il suo gesto. Il Padre Maestro ripete:
– Davvero non è per curiosità che siete qui? –
R.- No, Padre Maestro, io vengo solamente per imparare a vivere da Buon Cugino.
Ciascuno riprende il suo posto. Il Padre Maestro si rivolge al Cugin dell’Olmo:
– Dite all’Acciarino di scegliersi un padrino.
Il Cugin dell’Olmo gli consiglia di scegliere il Cugino della Quercia.
– Cugino della Quercia, dice allora il Padre Maestro, l’Acciarino vi prende per suo padrino, ringraziatelo dell’omaggio che vi fa. –
– Se mi è permesso – risponde il Cugino della Quercia.
R.- Quando fate il vostro dovere, vi è permesso tutto. Mostrategli come si accatasta il legno. Il Cugino della Quercia saluta il Padre Maestro e ringrazia l’Acciarino. Poi, fa tre salti di lato arrivandogli accanto, lo guarda e riprende:
– Ecco come si accatasta il legno .
– Gli presenta una scure, gli fa menare tre colpi su un ceppo ruotando il braccio. Per tre volte la lama dell’ascia deve penetrare nella stessa fessura. Poi, fa inginocchiare il recipiendario davanti al Padre Maestro, la mano destra distesa sul pane e la sinistra sul vino dell’ospitalità per prestare il suo giuramento.

Giuramento
Io mi impegno sul pane e sul vino dell’ospitalità a non rivelare nulla dei Doveri dei Buoni Compagni Taglialegna, neppure a mio padre, sotto la pena di essere privato del pane e del vino dell’ospitalità. Consento, se manco alla mia parola d’onore, ad essere spaccato dalle asce dei Buoni Compagni Taglialegna o ad essere divorato dalle bestie selvagge della foresta.

Prestato il giuramento, il Cugin dell’Olmo insegna all’Acciarino a battere la diana, risponde di lui al Padre Maestro e lo fa sedere sul Seggio d’Onore preparato a questo effetto; gli si danno il pane e il vino dell’ospitalità e un viatico di cinque soldi, dicendogli: “Prendete, mangiate, bevete; vi diamo quello che abbiamo, ma di buon cuore; malgrado siamo poveri, tenete, eccovi cinque soldi per tirare avanti .”
L’Acciarino mangia e beve. Lo si pone nel cantiere, un’ascia sulla spalla. Riceve allora dal Padre Maestro il segno, che è di tirar giù la mano destra, le dita serrate, come se si dovesse piantare un cuneo in un ceppo, poi, prendendogli la mano destra, col dito medio disteso, il Padre Maestro gli dice all’orecchio le parole sacre:
“Ferro, Carbone, Acciaio, buona vita e Buon Compagno Taglialegna!”
Il recipiendario rende il segno a tutti i Compagni abbracciandoli.

Il Cantiere è chiuso dal Padre Maestro:
– Buona Vita! Cugini, abbandoniamo l’opera, ecco che arriva la notte .
Seguono poi le agapi rituali, a base di zuppa di cavolo: le stoviglie sono di terraglia e i cucchiai di legno. Ciascuno mangia e beve a suo piacimento.

Note Bibliografiche
Questo articolo non ha alcuna pretesa accademica, e le notizie che vi sono contenute sono tratte da testi di facile reperibilità.
Il già citato Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie curato da Daniel Ligou per le Presse Universitaires de France ha alcuni articoli interessanti sui Riti Forestali (voci Franc-Maçonnerie du Bois, Charbonnerie, Compagnonnage…). Chi volesse approfondire la storia, il simbolismo, e confrontare un buon numero di Rituali che abbracciano il periodo dal 1740 al 1830 può leggere il libro di Jacques Brengues, La Franc-Maçonnerie du Bois, pubblicato da Guy Trédaniel Editeur nel 1991. I quaderni dei Rituali in uso nella Loggia di Mirecourt sono stati pubblicati a cura di Gerry L.Prinsen dalla Fondazione Latomia; è facile procurarsi la loro ristampa fatta da Kessinger Publiscing Co. via internet presso la libreria on-line Amazon.com.