Giovani per patria e patria. La “Corda Fratres” (1898-1927)

L’Europa sul piede di guerra

L’ “Erasmo”, l’attuale “internazionale” degli studenti universitari, è giovane. Ma ha un precedente insigne: la “Corda Fratres” (1898-1927), ideata dal piemontese Efisio Giglio Tos, che a fine Ottocento aveva le antenne dritte per captare i segnali dal mondo intero. L’internazionale degli studenti è antica quanto le Università. La goliardia è l’aspetto più essoterico dell’iniziazione alla responsabilità, com’era la “festa di leva” per chi andava alle armi. Con la “laurea” il giovane consapevole (non tutti lo sono, ben inteso) “prende su di sé i peccati del mondo”, assume una missione. La sua “professione” non cessa con la “pensione” ma solo quando arriverà la Grande Visitatrice. Altri ne continueranno la Grande Opera.
Mentre dilaga la piaga dei giovani che né studiano né cercano un lavoro, merita ricordare chi invece cercò di evitare il baratro di una guerra catastrofica. Nel 1898 l’Europa era una polveriera. Dal Congresso di Vienna (1815) essa aveva conosciuto solo conflitti marginali. Però nel 1870-1871 la storia parve scappare di mano con la guerra franco-tedesca. Il conflitto mostrò di che cosa era capace la macchina bellica e le sue ripercussioni politiche e sociali. A Parigi la Rivoluzione mostrò il volto della Medusa anarco-comunista. Dal 1871 la tragedia della conflagrazione generale rimase incombente. Non si sapeva quando sarebbe esplosa, ma molti erano rassegnati all’idea che fosse inevitabile. Per scatenarla, però, occorreva una “giustificazione” che non fosse mero pretesto. Quando la politica estera non era fatta di male parole, anche le decisioni più ciniche e sfrontate andavano avvolte nella bambagia delle buone maniere. Il detonatore fu l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo a Sarajevo il 28 giugno 1914.

Studenti oggi, militari poi?

La diplomazia cercò di sciogliere ogni crisi bi- o multilaterale, anche con l’arbitrato internazionale, inclusa l’istituzione della Corte dell’Aja, che a molti parve il toccasana perpetuo. Per quasi mezzo secolo chi ne aveva la possibilità poté circolare per l’intera Europa, addirittura senza il “passaporto” poi obbligatorio. Nacque in nuce una comunità internazionale, che in breve si concretò nella organizzazione delle Olimpiadi moderne, nella moltiplicazione delle lingue universali (l’esperanto è solo la più nota e tuttora praticata), nei Premi Nobel (studiati da Enrico Tiozzo, che mette a nudo il mito di quello per la letteratura) e in una miriade di associazioni “per la pace”. Il progresso scientifico visse un’accelerazione senza precedenti anche grazie allo scambio tra ricercatori e le rispettive istituzioni di riferimento: accademie, università, circoli e sodalizi che si collocavano al di fuori (se non al di sopra) dei governi. Ne beneficiarono gli studenti universitari, che organizzarono associazioni all’interno dei singoli Stati e congressi sovranazionali. Proprio i giovani capirono che l’Europa era al bivio. Toccava a loro promuovere la pace; diversamente si sarebbero trovati a capo delle rispettive genti, inquadrate in reparti militari destinati a sterminarsi a vicenda, come poi accadde nel 1914-1918. Quella era la loro “Erasmo”.

La fondazione della Federazione Internazionale degli Studenti

Il 12 novembre 1898 si raccolse a Torino il I Congresso della Federazione Internazionale degli Studenti “Corda Fratres”. A promuoverla fu il ventottenne Efisio Giglio Tos (Chiaverano, Torino, 2 gennaio 1870 – Torino, 6 gennaio 1940). Indetto per festeggiare il 50° dello Statuto promulgato il 4 marzo 1848 da Carlo Alberto di Sardegna e rinviato a luglio per le drammatiche agitazioni in corso nel Paese, soprattutto in Lombardia e Toscana, esso venne infine fissato a metà novembre. Ebbe il sostegno del ministro della Pubblica istruzione Emilio Gianturco. Anche grazie al sussidio governativo, il suo promotore stampò e diramò inviti e programmi a 1200 giornali e a 2000 istituzioni. Spedì 50.000 circolari a sedi universitarie di tutto il mondo. L’iniziativa ebbe l’adesione del Re, Umberto I, dei ministri degli Esteri, del Tesoro, dell’Istruzione, di celebrità dell’arte e delle scienze quali Giuseppe Verdi e Arrigo Boito, di ambasciatori, docenti universitari italiani e stranieri e della influente Ligue des femmes pour le Désarmement international di Parigi.
Il Congresso fondativo fu imponente e complesso. Fece da baccello a crisalidi pronte a volare. L’organigramma della Federazione era già stato definito prima dei lavori. Accanto a Giglio Tos, presidente, sedettero il belga Adolphe Foucart, il francese Victor Marcombes, l’olandese H.E. Greves, l’ungherese Rodolph Ludwig, lo svizzero Edouard Chapuisat, Lucian Bolcas per la Romania e Cesare Piccoli per l’Italia. Gran Bretagna, Argentina e la Repubblica Mayor de Centro America si fecero rappresentare. Anche l’“Austria” presenziò, ma solo tramite un italofono allievo della militare Scuola di Applicazione di Torino. Grandi assenti furono la Germania, gli Stati dell’Europa settentrionale, la Russia e, ça va sans dire, l’impero turco-ottomano.
Su proposta di Giglio Tos il Congresso deliberò l’adozione del francese quale lingua ufficiale, perché era “la plus universellement entendue” dai cordafratrini che si dettero appuntamento a Roma per le 17 di venerdì 25 novembre. Come da programma, la maggior parte dei partecipanti fece tappa a Genova e a Pisa, ove furono celebrati riti festosi. All’ora convenuta i congressisti si raccolsero nel Foro Romano presso la Colonna di Foca, mai sommersa dalla polvere neppure nei secoli di più squallida decadenza della Città Eterna. Dopo discorsi di Giovanni Gizzi, autore del celebre Inno degli studenti, e di Cavazza (che parlò in latino), fu solennemente proclamata la fondazione della “Corda Fratres. Federazione Internazionale (anziché Universale) degli Studenti”, “grande lega della gioventù colta che un giorno sarà chiamata a governare i destini delle Nazioni”, animata dall’intento dell’“affratellamento di tutti i popoli in un comune intento di libertà, di uguaglianza e di progresso”.
L’entusiasmo del promotore dovette però fare i conti con l’amara realtà degli universitari italiani, ancora appena poche migliaia, formata soprattutto da privilegiati, aristocratici e borghesi, “discordi quasi sempre quando si tratta di cose utili, uniti per fare pagliacciate” come a Giglio Tos scrisse Ferruccio Framuzzoni da Padova il 22 luglio 1898. Invece da Bucarest Jon Popescu (affiliato alla loggia massonica “Coroana-Romanici”, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia) promise il suo impegno per rinsaldare i “vincoli di sangue e lingua” che legavano “ognora Romania con l’Italia”.
Più volte sollecitato da Giglio Tos, nel gennaio 1902 il massone Giovanni Pascoli datò da Messina l’Inno della Corda Fratres, in latino: “Noi, gioventù divisa da terra e da mare, da religioni e da leggi, siamo lontani e vicini, assenti e presenti, non simili tra noi di faccia e di lingua e di schiatta, ma di cuore… fratelli”.

A Parigi!

Scopo principale della Federazione era proteggere e favorire l’idea di solidarietà e di fraternità tra gli studenti, mettere gli universitari dei diversi Paesi in contatto reciproco. L’articolo V dello Statuto, proposto dal francese Paul Tissier, impresse il timbro “politico”: la Federazione si proponeva di assecondare con tutti i mezzi l’opera della pace e l’arbitrato tra le nazioni. Il varo definitivo della Federazione avvenne col Congresso di Parigi del 3-12 agosto 1900, indetto in coincidenza con l’Esposizione Universale, che favorì l’afflusso grazie agli speciali sconti sul trasporto ferroviario e all’ampia ricettività della Ville Lumière. Vi parteciparono 109 delegazioni da 91 Università di 18 Paesi; 664 delegati su 888 arrivarono a Parigi dall’estero: Belgio, Olanda, Danimarca, Spagna, Grecia, Ungheria, Svizzera, Svezia, Portogallo e persino dalla Russia. L’Italia presenziò con 45 delegati di 19 Atenei. Il Congresso segnò il trionfo dell’idea originaria del presidente-fondatore, ma con una accentuata curvatura filofrancese. La Federazione riconobbe una sezione di polacchi e la “sezione speciale” di ebrei dei diversi Paesi. Era all’avanguardia della storia.
La Corda Fratres vaticinò l’indipendenza delle nazioni senza stato. Ogni Sezione nazionale si dette i propri strumenti normativi e prese la propria strada.

Cuori fratelli tra squadra e compasso

Nel congresso di Roma (1903) quella italiana elesse presidente Angelo Fortunato Formiggini (1878- 1938). Questi fu un protagonista della vita culturale del primo trentennio del Novecento. Ebbe un unico bersaglio polemico, Giovanni Gentile, che bollò “ficozza filosofica del fascismo”. Interventista intervenuto, si valse della collaborazione della sua ex “diligente segretaria in gonnella”, la pedagogista Emilia Santamaria, che, prima e dopo esserne sposata, esercitò su di lui notevole influenza, anche nella prospettiva della valorizzazione dell’opera intellettuale femminile, oltre i pregiudizi ancora prevalenti anche nei ceti medio-alti della società italiana. Formiggini impresse una svolta militante alla Corda Fratres. Il 23 febbraio 1903 firmò la richiesta di iniziazione nella loggia massonica romana “Lira e Spada”. Ebbe il brevetto 14.412 della “matricola” del Grande Oriente d’Italia. Il suo “testamento massonico”, conservato alla Biblioteca Estense di Modena, è paradigmatico per comprendere la missione da lui affidata alla Federazione studentesca e in specie alla sezione italiana: affiancare il Libero Pensiero che tenne il suo congresso mondiale a Roma nel settembre 1904. Merita un ritratto a sé stante. A differenza di quanto sostiene Emilio Gentile in “Ascesa e declino dell’Europa nel mondo, 1898-1918”, quei giovani avevano chiaro che il Vecchio Continente era decrepito. Sapevano bene dell’America. Giglio Tos ne era stato analiticamente informato da Mario Capuccio (la loro corrispondenza merita un volume). La liquidazione della Spagna da Cuba e dalle Filippine e la vittoria del Giappone sulla Russia nel 1905 annunciò che la Storia aveva ormai voltato pagina.
La Federazione internazionale proseguì il suo cammino con i Congressi sino a quello di Roma, in coincidenza con le feste del Cinquantenario del regno (1911), e a quello, particolarmente emblematico, di Ithaca (New York), dal 29 agosto al 20 settembre 1913). In quell’occasione i cordafratrini vennero ricevuti dal segretario di Stato William Jennings Bryan (11 settembre) ed ebbero il viatico personale del presidente degli USA, Woodrow Wilson.
Fondata l’associazione “Terza Italia” a Caprera nel centenario della nascita di Garibaldi (1907), nel 1914 Giglio Tos ebbe parte precipua nella promozione dell’intervento dell’Italia nella Grande Guerra a fianco dell’Intesa: il patriottismo divenne il nuovo volto del pacifismo: “Delenda Austria!”. Nel 1918 celebrò in Campidoglio, a Roma, la “fratellanza tra i popoli oppressi”, suggellata dal motto Pax in iure Gentium, prendendo le distanze dagli scopi ormai imperialistici impressi dal governo alla “guerra italiana”, all’opposto della linea prevista dalla Società delle Nazioni proposta a conclusione del Congresso parigino delle massonerie dei paesi alleati e neutrali (28-30 giugno 1917), orientato a subordinare la demarcazione dei confini statuali a referendum nelle zone mistilingue (Alto Adige, Goriziano, Istria…).
Nel dopoguerra la sezione italiana della Corda Fratres tenne ancora Congressi a Roma (6 marzo 1922 e novembre 1924). Ma la famiglia cordafratrina risultò ormai inguaribilmente divisa tra militanti antifascisti e quanti, al seguito del fondatore, intendevano tenerla al di fuori delle lotta partitiche. Fu il caso di Leonardo Pannella (padre di Giacinto, detto Marco) contrapposto a Giuseppe Ganino (consolato di Napoli), antifascista attivo. Il 6 giugno 1927 Giglio Tos comunicò al capo della Polizia, Arturo Bocchini, l’avvenuto scioglimento della Corda Fratres e chiese che fossero esperite indagini per recuperare e restituirgli il Gonfalone del sodalizio, andato smarrito tra l’uno e l’altro Congresso. Ben altro si era perduto per strada.
La Corda Fratres che si riaffacciò in Italia dopo il 1943 fu altra storia. La “goliardia” stentò a ritrovare l’antica missione. Ne ha una oggi?