De invidia

12/01/2019

Non è affatto detto che chi è giunto in alto l’abbia effettivamente meritato, o, invece, abbia fatto la sua scalata usando proprio gli altri come sgabello. L’interrogativo, per l’invidioso, non è campo di domande, che possono anche sfociare in un sentimento di giustizia che investiga le reali ragioni del successo. Sia come sia, l’invidioso sente insopportabile il successo altrui, la superiorità dell’altro, che mira a ridimensionare. In specie, gli è intollerabile che un altro sia stato posto laddove aspirava.
È così che trasforma “il bene altrui” (virtù, felicità, meriti) in “male proprio”, visto che la gloria dell’altro muta in una pena per sé. L’invidia è un male che non si vede, come insegna l’etimo della parola (in-video). Per questo è un tarlo dell’anima, un vulnus dell’amor proprio che rinviene la sua scaturigine nel senso di inferiorità che affligge l’invidioso. L’invidia, a differenza di tutti gli altri mali, ha, come peculiarità propria, la caratteristica della sua continuità. Il delitto finisce con l’omicidio; il possesso della preda ferma la rapacità del brigante; l’opera del falsario si conclude con il compimento dell’inganno. L’invidia non ha, invece, un termine, trattandosi di un male che persiste continuamente. Infatti, tanto più progredisce l’invidiato, tanto più l’invidioso brucia nelle fiamme del livore. L’invidia è un vizio che si ritorce cosi inesorabilmente contro la persona, dal quale non si può sfuggire perché l’invidiato avversario è sempre con l’invidioso frustrato. La rovina è chiusa dentro l’animo dell’invidioso. Per questo, all’invidioso non può essere dato alcun conforto. Odiare chi è felice è una calamità senza rimedio. All’invidia non c’è cura che possa guarire perché non c’è medicina al cieco dolore nei recessi della coscienza. L’invidia è un flagello che si diffonde largamente con il grave torto di eccitare l’ambizione. Con il risultato finale che la verità viene falsata e rotta l’unità dei Fratelli. Per invidia il Fratello finisce infatti per odiare il Fratello. Occorre, dunque, conoscere la genesi di questo male – imparentato molto da vicino con la gelosia – per poterlo efficacemente combattere contro il suo effetto disgregativo. Per questo era doveroso attardarsi sul tema.