Note minime sull’etica
di Antonio Binni
Nelle coscienze odierne diffuso è il disinteresse per l’etica. Il richiamo alla legalità, con l’inevitabile sanzione in mancanza dell’osservanza della norma, è ciò che è rimasto nel sentire comune. Questo quasi desertico sentore è il frutto di una distorta concezione dell’etica che, contrariamente a quanto si crede, non si risolve in un complesso di precetti e neppure nell’esercizio della loro applicazione. Così intesa l’etica si esaurirebbe, infatti, in una semplice conformità alla correttezza procedurale. Un qualcosa di simile a quella parte della logica che si dice formale, dove ciò che rileva è appunto la forma e non il contenuto. L’etica sta invece più dalla parte del contenuto che della forma. Il suo sguardo, più che normativo e sanzionatorio, è piuttosto educativo. Credo, infine, che occorra recuperare la dimensione estetica dell’etica. Infatti, un conto è il non agire contro un precetto per il timore della pena, altro è invece agire secondo il precetto per la bellezza di ciò che si fa, anche se il precetto non ci fosse. Il che conferma la vitalità dell’etica, che non è una imposizione, ma la scoperta di un valore. Un abito scelto che nasce dalla interiorità, primato assoluto per ogni singolo.