Verità

Felice caso (ma non troppo, non essendo la lingua un’entità fortuita) felice caso, ripeto, dell’italiano che considera la parola verità invariabile lasciando intravedere la molteplicità nell’unità, felice caso anche quello della nostra madre lingua, il latino che distingue veritas da verum indicando così la profonda differenza che passa sempre tra l’astratto o idea ed il concreto o applicazione umana, felice ancora l’etimologia, anche se definita incerta, che fa risalire il termine al sanscrito var, “scegliere” perché coinvolge l’uso della ragione e implica la conseguenza di una responsabilità.
Da questo breve cenno linguistico si evincono i complessi e vari contenuti della perfetta verità, quella che per noi massoni “siede sul trono”, assoluto talmente lontano che lascia la sola speranza di un avvicinamento.
Da sempre l’uomo si è interrogato sulla verità; non è qui luogo di tracciare la storia delle indagini e delle speculazioni filosofiche, numerose nel corso dei secoli, dai presocratici ai moderni, che hanno interpretato la verità come frutto del raziocinio, rivelazione e dono divino, che hanno distinto tra verità logica, metafisica e morale, che l’hanno studiata come assoluto o relativo.
L’unica certezza è che il cammino verso la Verità è irto di ostacoli rappresentati dai nostri sensi, dalle nostre emozioni, positive come l’affetto e l’amore, e negative, come l’inimicizia e l’odio. Infatti, ci rendiamo conto, sovente, di essere stati ingannati dai nostri stessi occhi, dalle nostre orecchie e che quanto siamo certi di avere visto o udito, il vero, quindi, per noi, non corrisponde ai fatti accaduti. In perfetta buona fede abbiamo detto “la verità” che si è dimostrata la nostra verità, quella che inconsciamente abbiamo rilevato o che i nostri strumenti di trasmissione, imperfetti poiché materiali, ci hanno lasciato giungere – afferma Ermete: “L’uomo, figlio mio, un essere imperfetto, composto di organi imperfetti e d’un involucro costituito da numerose e varie sostanze, non può avere l’ardire di discutere sulla realtà”-. I nostri pareri diventano certezze e ci persuadiamo delle nostre convinzioni al punto di trasformarle in realtà. Credo sia successo a tutti noi di non riconoscere nel genitore, nel figlio, nel consorte o nell’amico difetti che il nostro io si rifiuta di accettare o qualità che non ci sono, caratteristiche che non esistono. Varie espressioni del dogmatismo possono influenzare direttamente o indirettamente la nostra vita e la nostra capacità di valutazione: chi si è trovato a vivere in un “regime” è sempre obnubilato nei suoi giudizi e nel suo concetto di verità. Esempio drammatico sono oggi i fondamentalismi che riescono a trasformare una fede religiosa in un’arma spietata. Opinioni e modi di pensare sono inculcati da una tradizione familiare, etnica, nazionale, religiosa o sono insinuati nella nostra mente dai media, la pubblicità, le propagande di qualsiasi forma. Anche il passare del tempo muta la verità che è figlia della sua epoca; lo dimostrano le scoperte scientifiche e principalmente quelle che hanno completamente cambiato radicalmente un approccio o un metodo come la teoria della relatività, la geometria non euclidea….
Il tema della verità suscita una folla di domande, quale sia, dove possiamo trovarla e se è possibile raggiungerla poiché la ragione dimostra nella mente umana si affollano tante di quelle verità nate dall’ io o generate da altri da lasciare incerti, sbandati, impigliati nelle maglie di una fitta rete da consentire fughe. Si giunge all’estremo dramma dell’uomo reso schiavo dalle troppe verità, da una verità che non esiste, che non è possibile intravedere o che è rivelata.
Noi massoni assimiliamo la Verità alla Luce che andiamo cercando fin dal momento in cui varchiamo la soglia del Tempio, il nostro scopo è quello di scoprire la verità attraverso l’intelligenza, verità che sappiamo essere “vita degli uomini e delle nazioni”. Tuttavia il graduale superamento delle difficoltà del percorso iniziatico, l’approfondimento dell’Arte insegnano a capire che le verità sono molteplici e che quelle alle quali gli uomini aspirano e nelle quali credono con onestà sono tutte degne di essere conosciute e rispettate perché figlie dell’Idea Verità “per fallace che possa apparire tutto ciò che avviene quaggiù sta in rapporto con la Realtà superiore”. Impariamo, quindi, dall’insegnamento massonico “ad accettare la verità qualunque essa sia” e che non esiste une verità assoluta se non come ideale al quale ci guida la virtù o forza morale che si oppone alle inclinazioni e vuole dominare le passioni. E’ il continuo “rettificare” del massone per acquisire la Conoscenza “coltiva la sapienza, figlio mio…”, per raggiungere una sapienza che è anche comprensione dell’esistenza della “Realtà suprema che non è né materia né spirito, ma dalla quale provengono e materia e spirito”, per avvicinarsi alla fenice immortale, simbolo dell’eterna verità.
La Massoneria offre un’altra importante lezione: se non esiste la verità assoluta, neppure la “verità intera è stata ancora rivelata” e “pur avendo errato fra gli uomini, consultati i monumenti, le tradizioni. I libri, le fedi, le opinioni di tutti, noi restiamo ancora ignoranti d’ogni problema essenziale che ci tormenta. Noi non abbiamo ancora trovato la Verità vera”. Tuttavia, il massone trova nella dottrina “la strada che porta tanto vicino ad essa che l’intelligente è ora in grado di intuirla”. L’uomo “intelligente” è l’iniziato che viaggia guidato dalla luce, lontano dalle vie umane, lungo il percorso difficile verso la dimora della verità i cui misteri è chiamato a vedere.
Quid est veritas? Cristo e Pilato, due verità in contrasto, inconciliabili che tanto tormento possono procurare all’uomo che cerca un suo metodo di vita ed un accordo tra spirito e ragione giungendo alla conclusione che l’esperienza della verità assoluta non è concepibile dalla mente umana la quale può soltanto immaginarla idealizzandola. La Massoneria può placare quest’ansia esistenziale se l’adepto sa coglierne l’insegnamento che consiste nel “metodo: cioè l’osservazione diretta della Natura, principio scientifico, e l’autorità della sola coscienza, principio morale di Gesù”.