L’editoriale. L’anno che verrà, le grandi sfide, la centralità dei valori massonici. Di Luciano Romoli.

03/02/2024

L’editoriale
L’anno che verrà, le grandi sfide, la centralità dei valori massonici
Di Luciano Romoli

GLDI - Editoriale Macron - Luciano Romoli - V3

 

« Occhi puntati verso il sole che sorge » per ridare un percorso di senso alle parole che sembrano averlo smarrito nella contemporaneità : Speranza, futuro, progetto. Il discorso di Macron, dello scorso 8 novembre in cui ha celebrato i 250 anni del Grande Oriente di Francia, denso di simboli e profonde allegorie, ha ricordato il ruolo storico della massoneria nelle tappe fondamentali di costruzione della repubblica francese, ma potremmo aggiungere di costruzione della civiltà democratica a tutte le latitudini.

Quello del Presidente è stato un elogio della parola che « risuona », ma anche un riconoscimento dell’ascolto, che si traduce in autentico rispetto dell’altro. In questo difficile bilanciamento tra termini apparentemente dicotomici si gioca il significato della fratellanza. Sono tempi in cui si levano voci di violenza e di confusione, bisogna riprendere la « costruzione del tempio » come la libera muratoria ci ha insegnato, per riaffermare l’esercizio della « parola ragionevole ».

La ragione deve ergersi contro il fanatismo, abbattendo ogni pregiudizio, per rimettere l’uomo al centro del mondo. C’è una buona « maieutica », altro termine caro a Macron, che vuol dire cavare fuori la verità, insita nel tessuto profondo delle cose. Inutile oltre che vano giacere in superficie, « surfare » tra slogan vacui come amiamo fare da frequentatori dei social, la verità va conquistata indagando il tessuto profondo dell’essere uomo, con uno scavo interiore che non ha mai fine. Vano pensare di possederla, è un tendere verso che mai si arresta e che va oltre il tempo che ci è concesso di vivere.

« Guardare al futuro – ha detto il presidente francese- vuol dire non rinnegare la tradizione e dare forza al pensiero critico », altrimenti si rimane schiacciati sul presente. Per reagire all’appiattimento va alimentata la spiritualità, che non può essere soffocata come accade nella quotidianità. L’universalità come dimensione dell’essere è stata coltivata, ante litteram, dalla massoneria. Nell’Europa del Settecento che si preparava al grande momento rivoluzionario dell’89, re e imperatori esercitavano il potere mescolando « trono » e « altare » generando una pericolosa ambiguità. Il «Grande Oriente di Francia» in contrapposizione al pensiero egemonico afferma fin dal suo sorgere il principio della laicità dello stato, l’eguaglianza come diritto fondamentale, il merito come ingrediente che non crea discriminazione, perché sostanzia la qualità delle classi dirigenti.
Lo abbiamo ricordato anche nel recente appuntamento della Versiliana : “Le idee difese e portate avanti con coraggio dalla massoneria sono quelle della grande tradizione del pensiero illuministico: tolleranza, relativismo, fede nel progresso della ricerca e della conoscenza, uguaglianza e libertà. Specie se applicata al campo della religione, in un mondo come quello occidentale che sta diventando sempre più multietnico e multireligioso, l’idea massonica della tolleranza, del relativismo, del diritto di cittadinanza per ogni fede o credo religioso serve a disinnescare molti elementi di tensione che sono all’origine di tanti conflitti della contemporaneità”.

« Liberi e diretti così dobbiamo essere, ha detto il presidente francese, non ci sono cospirazioni ne progetti segreti, autorità, civiltà e armonia possono camminare insieme, dobbiamo avere il coraggio di prendere posizione, riannodando il filo di un neoumanesimo, perché il progresso passa attraverso una reinvenzione democratica ». Libertà di stampa, riconoscimento del ruolo del sindacato, libertà di associazione, distinzione delle sfere di influenza tra stato e chiesa, creazione del sistema di assistenza pubblica, istituzione del primo codice del lavoro e del sistema mutualistico, le tappe in cui l’evoluzione della repubblica francese si intreccia con la storia del Grande Oriente di Francia sono state e lo sono ancora tutte importanti e decisive.
Vale anche per la storia d’Italia, per l’ancora poco attuato articolo 18 della Costituzione che riconosce la libertà di associazione, che è il respiro stesso della democrazia, per il rispetto del quale la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. si batte da sempre.
I nostri padri costituenti hanno dato voce a un diritto fondamentale, che coniuga individuo e totalità, eguaglianza e libertà. Nell’associazionismo, infatti, è possibile superare l’atomismo patologico di una società frammentata, ridando forza al corpo collettivo oggi lacerato, incapace di perseguire il cambiamento verso un reale progresso della civiltà.

Tra le tante sfide che quotidianamente affronta la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. ci sono contenute anche quelle pronunciate e ricordate da Macron nel suo discorso: Progresso, giustizia sociale, liberare l’uomo dalle catene che « trattengono la sua ragione ». La prigione dell’identità che non riconosce l’unità nella molteplicità. Quelli che Bacone definiva gli « idola tribus » pregiudizi e convenzioni sociali che tolgono capacità di iniziativa. Combattere la povertà, i dogmatismi insieme a ogni forma di schiavitù, anche le più subdole come quella degli schermi e della tecnologia, un lavoro profondo abbiamo davanti, che parte dall’educazione civica, dalla conoscenza dei nuovi alfabeti del digitale.

Se non vogliamo muoverci come « sonnambuli », questa l’immagine che ha dato l’ultimo Rapporto del Censis dell’Italia di oggi, dimostrandoci unicamente attenti al « particulare » , presi in un gorgo indistinto dove il ripiegamento in piccole patrie e rivendicazioni ha offuscato i grandi impegni collettivi, bisogna prendere la parola senza imbarazzi, riaffermare i principi fondanti del contratto sociale, esplicitati dal dettato costituzionale.

Quello che noi facciamo quotidianamente, come Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M., riflette su questi aspetti fondanti del nostro stare insieme, sul nostro essere « luce che nasce » per illuminare un mondo che ha bisogno di spiritualità, di fede nella costruzione di quel tempio che è la casa dell’umanità, per cui ci battiamo e in cui fermamente crediamo.